Il recente pronunciamento del Garante Privacy a proposito di Google Analytics ha provocato qualche legittima preoccupazione in coloro che si affidano allo strumento per monitorare le prestazioni dei propri siti Web. Di fatto, l’autorità ha vietato l’impiego della piattaforma alle realtà italiane, poiché non in grado di operare con modalità conformi a quanto previsto dal GDPR. Il motivo è da ricercare nel trasferimento negli Stati Uniti di alcuni dati. Abbiamo cercato di fare chiarezza sulle conseguenze della decisione in un articolo dedicato. Vediamo oggi cosa comporterà l’eventuale abbandono della piattaforma per gli addetti ai lavori.
Le conseguenze dell’addio a Google Analytics
Facciamo riferimento a quanto dichiarato dall’avvocato Manuela Borgese, specializzato nella consulenza per le realtà e-commerce nonché vicepresidente di AICEL (Associazione Italiana Commercio Elettronico). Riportiamo di seguito le sue dichiarazioni affidate alle pagine di Youmark, in cui si prendono in considerazione le potenziali ripercussioni in termini di qualità del servizio e aumento dei costi.
Per molte imprese italiane dotate di siti Web e per l’intero sistema di advertising online, che era giunto negli ultimi anni a un livello di sofisticazione elevata, la stretta su Google Analytics significa tornare ad un livello di approssimazione fermo a dieci anni fa. Non solo. I costi per attività di promozione basate su contenuti personalizzati in base alle preferenze degli utenti saranno triplicati in seguito alla decisione del Garante. L’impossibilità di ricorrere a tali strumenti, così fondamentali per le politiche di marketing, comporta una serie di gravi conseguenze, tecnicamente insostenibili soprattutto in una fase in cui il settore economico è già fortemente provato.
Uno scenario di squilibrio concorrenziale
Secondo il parere di Borgese, privare le aziende italiane della possibilità di impiegare Google Analytics significa esporle agli effetti di ciò che viene definito uno squilibrio concorrenziale nei confronti di quelle che invece, localizzate altrove, possono beneficiarne. Se l’Europa vuole affermare la propria supremazia economica, in chiave concorrenziale sul piano mondiale, non può limitarsi all’aspetto normativo. Deve creare delle reali condizioni di sviluppo nel campo tecnologico e dei servizi, sostenendo gli operatori e creando delle condizioni di vantaggio.
Ovviamente questo deve avvenire sia sul piano dello sviluppo sia su quello della concorrenza internazionale. Infatti, le principali linee di sviluppo economico impostate dal MAECI e attuate da ICE si basano su politiche di internazionalizzazione e promozione del Made in Italy sul mercato globale, con ingenti investimenti e sovvenzioni statali. Per tali finalità, gli strumenti di digital marketing più sofisticati sono essenziali e strategici in uno scenario estremamente esteso, sia geograficamente sia rispetto alla condensazione degli operatori. Privare gli operatori commerciali di questi strumenti si traduce in uno squilibrio concorrenziale rispetto a chi, invece, dispone di tali scorciatoie.
Le possibili alternative a Google Analytics
A chi si trova a dover fare i conti con la prospettiva di cercare alternative consigliamo di dare un’occhiata a queste opzioni:
- Fathom: non impiega cookie, salva l’indirizzo IP (hash per 24 ore), non trasferisce i dati oltreoceano;
- Matomo: impiega cookie, salva l’indirizzo IP (reso anonimo), non trasferisce i dati oltreoceano;
- Plausible: non impiega cookie, salva l’indirizzo IP (hash per 24 ore), non trasferisce i dati oltreoceano;
- Simple Analytics: non impiega cookie, non salva l’indirizzo IP, non trasferisce i dati oltreoceano.
Fonte: punto-informatico.it